Bradley Wiggins rivela una grave dipendenza da cocaina a fine carriera “Mio figlio pensava mi avrebbero trovato morto”

Il racconto di Bradley Wiggins rivela nuove difficoltà del britannico nell’adattarsi alla vita di tutti i giorni. Il campione britannico, che ha scritto un libro autobiografico che sarà pubblicato quest’anno nel suo paese, fa sapere di avere avuto una grave dipendenza da cocaina al termine della sua carriera, che è riuscito a sconfiggere da solo solamente lo scorso anno. Intervistato da The Observer, il vincitore del Tour de France 2012 ha iniziato a promuovere il suo libro, chiamato, The Chain (La catena), nel quale racconta i suoi traumi infantili, la sua turbolenta carriera ciclistica e la successiva dipendenza dalle droghe.
“Ci sono stati giorni in cui mio figlio pensava che mi avrebbero trovato morto al mattino – ha spiegato l’ex campione olimpico – Ero un tossicodipendente ‘funzionante’. La gente non se ne rendeva conto, ma la maggior parte del tempo ero strafatto di droga. Mi facevo di cocaina in quantità massicce. Avevo un problema serio. I miei figli volevano mandarmi in riabilitazione. Stavo camminando sul filo del rasoio”.
Un periodo vissuto nel pieno delle grandi difficoltà economiche che lo hanno portato ad un passo dalla bancarotta e dalle quali non è ancora completamente uscito, ma fortunatamente il classe 1980 a un certo punto ha capito di avere un “problema enorme” e ha cercato di affrontare la situazione, spiegando di esserne tuttavia uscito da solo: “Ho dovuto smettere. Mi sento fortunato ad essere qui. Sono stato vittima delle mie scelte per tanti anni. Mi odiavo già, ma stavo aumentando la cosa. Era una forma di autolesionismo e auto-sabotaggio. Non ero la persona che volevo essere. Mi sono reso conto che stavo facendo del male alle persone intorno a me”.
Tra le cause scatenanti dei suoi problemi, spiega esserci la famosa questione del pacchetto che gli era stato consegnato al Giro del Delfinato 2011. Una indagine della Agenzia Antidoping Britannica durata oltre dodici mesi era stata chiusa nel 2017 non essendo riuscita a trovare delle prove sufficienti per accusare le persone coinvolte, ma quelle accuse sembrano aver colpito duramente il britannico, che si era ritrovato al centro di insistenti voci di doping. Dave Brailsford, allora team principal del Team Sky, affermò che il pacco conteneva l’espettorante Fluimicil, ma non fu stabilito con certezza e lo stesso Wiggins sostiene di non sapere cosa contenesse la confezione. “Ero nell’occhio del ciclone. Sentivo che bisogna risponde alle domande – aggiunge spiegando anche che c’erano troppe versioni di questa storia – Ci vorrebbe un libro solo per quelle.. Mi piacerebbe sapere, in un modo o nell’altro, cosa è successo davvero”.
Ancora una volta, il cinque volte medaglia d’oro ai Giochi Olimpici (quattro in pista e una su strada, senza dimenticare anche due bronzi e un argento, oltre a 7 titoli iridati e altre sette medaglie nelle varie discipline) sottolinea la vicinanza ricevuta da Lance Armstrong. “Ha fatto qualcosa di simile a quanto fatto con Jan Ullrich – spiega – Provavano a contattarmi per aiutarmi, ma non riuscivano a trovarmi. Mio figlio (il promettente ciclista Ben Wiggins, ndr) parla spesso con Lance. Chiedeva a mio figlio come stavo, ma Ben rispondeva: ‘Non lo sento da un paio di settimane, so solo che sta in qualche hotel’.
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